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UN GUANTO-ROBOT PER VINCERE L'ICTUS

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Messaggio  Admin Ven Feb 25, 2011 9:50 pm

IL GAZZETTINO
di: EMANUELA FURLAN

Visualizza Articolo in formato PDF (PDF - 379 kb) http://www.inail.it/repository/ContentManagement/information/P1341102801/XOYRH.pdf

Ecceziona invenzione di tre studenti d`Ingegneria dell`innovazione: due sono veneziani Emanuela Furlan.
Tecnicamente si chiama «esoscheletro robotico» ed è una sorta di "guanto" dotato di motori che peril movimento della mano. È mette stato studiato per consentire la riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus cerebrali, che possono così recuperare la funzionalità dell`arto in completa autonomia, senza dover ricorrere all`aiuto di un fisioterapista. A progettarlo e realizzarlo sono stati tre giovani laureandi della facoltà di Ingegneria dell`innovazione industriale di Pordenone, sede staccata dell`Università di Udíne. Francesco Modulo, 25 anni, di Fossalta di Piave, Flavio Flumian, 25enne di Pramaggíore, e Andrea Polotto, 24 anni, di Cordenons hanno elaborato il progetto nell`ambito della loro tesi di laurea, mettendolo a punto alla Simon Fraser University di Vancouver, in Canada, nel laboratorio in Meccatronica e Robotica `Menrva" diretto dal professor Carlo Menon, dove sono rimasti per oltre quattro mesi. Da poco tornati in Italia, i tre giovani stanno completando la stesura della tesi sul «guanto robotico», che presenteranno venerdì e discuteranno il 14 marzo. Era stato il professor Alessandro Gasparetto a indirizzare i tre laureandi all`università canadese, dove hanno ideato e progettato questo nuovo strumento in grado di favorire il recupero riabilitativo della mano nei casi di ictus
La progettazione è stata complessa ed ha richiesto di procedere per ogni singolo dito. Lo strumento realizzato è per il momento soltanto un prototipo, non ancora testato su pazienti. I tre laureandi hanno messo a punto un esemplare che riguarda il solo dito indice, ma che può essere applicato anche al medio, all`anulare e al mignolo, mentre una realizzazione a parte è richiesta per il pollice, che i tre studenti hanno per ora presentato solo in uno sviluppo tridimensionale, e sarà prossimamente prodotto dagli ingegneri del "Menrva" di Vancouver. «In particolare - spiega il professor Alessandro Gasparetto, coordinatore della missione canadese dei tre laureandi - è necessario che l`ingombro sia il più possibile ridotto e il movimento sia opportunamente controllato per evitare danni al paziente». Alla fine dovrà risultare un sistema robotico leggero e porta file, che rispetti i vincoli e la velocità caratteristica dei giunti della mano, che consenta tutti i possibili movimenti delle dita permettendo al paziente di svolgere le normali attività quotidiane. Un`invenzione che consentirà alle persone colpite da ictus di riacquistare l`uso della mano in completa autonomia, a casa propria, senza doversi affidare alle cure di un fisioterapista.
Il prototipo della mano robotica è rimasto ìn Canada. «Abbiamo portato con noi soltanto i progetti - spiega Francesco Modulo, uno dei tre laureandi di Ingegneria che ha lavorato alla realizzazione dello strumento riabilitativo - L`ideazione è stata nostra, ma lo studio era dei ricercatori dell`università canadese. Del resto, lo strumento deve essere completato, e non è stato ancora sperimentato sui pazienti, né è stato brevettato». Si tratta comunque di un`importante invenzione, un prezioso ausilio per i pazienti colpiti da ictus. Che, una volta ancora, è opera di ricercatori italiani, in questo caso di studenti. «Per noi è stata un`importante esperienza - continua Modulo - poter realizzare il lavoro della nostra tesi con il prestigioso gruppo di ricerca internazionale del laboratorio "Menrva" di Vancouver, con il quale collabora anche il laboratorio di Meccatronica della nostra università». Qualche proposta per andare a lavorare in Canada? «No, non ci è stato offerto un posto di lavoro - risponde Francesco Modulo - Per ora il nostro obiettivo è la laurea specialistica in Ingegneria dell`innovazione industriale, il 14 marzo prossimo, dove presenteremo il nostro "esoscheletro robotico". Poi vedremo quali possibilità ci verranno offerte».
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