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Relazione del gruppo di aiuto di Francesca Cilluffo - Assemblea 20 febbraio 2010

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Relazione del gruppo di aiuto di Francesca Cilluffo - Assemblea 20 febbraio 2010 Empty Relazione del gruppo di aiuto di Francesca Cilluffo - Assemblea 20 febbraio 2010

Messaggio  Admin Mar Mar 02, 2010 12:55 pm

Cari associati,
prima di tutto saluto tutti voi ed esprimo il mio dispiacere per non essere qui oggi. Ringrazio poi chi farà da mio portavoce.
Dopo circa un anno, mi sembra giusto fare un piccolo resoconto dell’andamento del nostro gruppo sia per chi vi partecipa regolarmente sia per chi è impossibilitato a parteciparvi, e anche per chi è ancora scettico rispetto a questa esperienza, così riporterò qui di seguito alcune considerazioni generali.
Dall’inizio dell’anno l’affluenza al gruppo è aumentata considerevolmente e la cosa mi fa molto piacere, in quanto indice significativo della sua efficacia. Chi vi partecipa, ormai lo sa meglio di me, che tale esperienza non consiste solamente nel trattare temi riguardanti l’afasia, ma nell’allargare il campo a tutte le nostre esperienze di vissuto personale ed emotivo. Quanto sia importante la condivisione delle proprie esperienze è evidente soprattutto quando parliamo di quelle dolorose. La possibilità di rendere partecipi gli altridelle nostre vite, e con altri intendo persone che come voi condividono un vissuto come l’afasia, quanto diverse per il proprio vissuto personale, è un’occasione che non sempre nella vita quotidiana, al di fuori del nostro contesto protetto, abbiamo l’opportunità di vivere. Se non si è costretti dalle circostanze, è difficile soffermarsi a pensare sulle proprie vite, soprattutto sul modo in cui le stiamo gestendo, a prescindere dalle difficoltà specifiche che stiamo vivendo. Non si ha mai tempo di “fermarsi”, di prendersi realmente del tempo per se stessi, e spesso quando si pensa di farlo, in realtà ci si riempie di cose da fare, proprio per evitare di “fermarsi a pensare”. Quello che noi abbiamo creato qui invece è proprio questo: uno spazio dove possiamo fermarci, riflettere, sfogare il nostro malessere, cercare soluzioni alternative per stare meglio.
Inizialmente il bisogno primario è stato quello di raccontare il proprio vissuto rispetto alla malattia, esprimendo le proprie difficoltà quotidiane nell’affrontarla. Il confronto tra le diverse esperienze è stato fondamentale per riconoscersi gli uni negli altri, nel sentirsi meno soli rispetto ad un malessere condiviso, cosa che ha contribuito fortemente a costruire il gruppo. Si sa che le esperienze comuni, soprattutto quando negative, avvicinano le persone, e qui colgo l’occasione per prendere in prestito l’esempio che faceva un nostro partecipante al gruppo sul terremoto, ossia quanto quell’esperienza drammatica aveva unito tutte le persone in piazza, che insieme avevano trovato la forza di sostenersi a vicenda. Questo è un aspetto molto importante, in quanto tante forze isolate non saranno mai equiparabili alla forza unica di un gruppo. La stessa cosa accade nel nostro contesto. Quando ci si trova in difficoltà, siamo talmente concentrati sul problema che le nostre energie sono totalmente impiegate su questo e non riusciamo a vedere invece le risorse che potremmo impiegare per risolverlo. È qui che entra in gioco il gruppo, ossia diventa lo strumento per ricaricarci di energie e per trovare delle alternative valide per affrontare i nostri problemi “insormontabili”. Non bisogna mai sottovalutare la potenza del gruppo, gli effetti che può avere possono essere molto forti e le persone che ne fanno parte dovrebbero ormai sapere di cosa parlo; mi dispiace non essere fisicamente li per poterglielo chiedere direttamente… per questa volta vi è andata bene!!!
Continuando nel nostro excursus, dopo un lungo periodo di assestamento e di conoscenza, si sono creati dei rapporti di fiducia reciproca, che hanno permesso l’amalgamarsi del gruppo. La fiducia è un fattore molto importante e non semplice ne da dare, ne da ricevere, ma quando si riesce ad instaurare è un traguardo molto bello, perché sapere di potersi fidare di qualcuno non è una cosa così scontata. Provate a pensare voi stessi di quante persone veramente vi fidate…non saranno moltissime; pensate quindi a cosa può voler dire avere un intero gruppo, li per voi, a cui poter chiedere consigli, da cui ricevere consigli in modo totalmente disinteressato e solo perché voi avete “regalato” loro una parte intima di voi, e viceversa ovviamente.
Con l’andare del tempo le tematiche discusse ai nostri incontri sono cambiate, ed io azzarderei dicendo che si sono evolute. Questo vuol dire che inizialmente, come accennavo prima, il tema predominante era l’afasia….questo perché ovviamente era il motivo che li aveva portati li, questo perché era il bisogno primario, questo perché tutto girava intorno alla malattia portando le persone ad identificarsi con essa o con i malati. Ora al gruppo dell’afasia si parla poco, o comunque meno. Che cosa è cambiato? Io credo che sia cambiato il modo di vedere le cose e la percezione di se stessi. Durante questo percorso ci si è riappropriati della propria persona, che non è più vista in funzione di qualcos’altro o qualcun altro, ma è vista in funzione di se stessa. Si è passati a vedere il problema con cui si è arrivati al gruppo, anche da altre angolazioni, che hanno permesso di portarlo fuori da se, dando quindi la possibilità di alleggerirsi da tutto quel carico. Le persone all’interno del gruppo stanno crescendo, hanno avuto il coraggio di mettersi in discussione in prima persona, dando spunti di riflessione per tutti. Le risonanze in ognuno di loro sono molto forti e soprattutto utili per gli altri e per se stessi. Il lavoro che stanno affrontando risulterà, soprattutto per alcuni di loro, molto faticoso, ma questa fatica è indice proprio del fatto che c’è bisogno di lavorare.
Abbiamo condiviso qualche delusione, ma anche alcuni risultati importanti e questo è solo l’inizio di un percorso che mira a migliorare la qualità di vita di tutti.
Per concludere, io da parte mia devo ringraziare tutte le persone del gruppo che credono nel lavoro che stiamo facendo insieme, che mi stanno dando la possibilità di arricchirmi personalmente e che mi trasmettono un’energia enorme da ricaricarmi per tutta la settimana. Volevo ringraziare tanto anche Isolda, la logopedista, con cui la collaborazione e il confronto è costante e sempre molto costruttivo ed infine, ma non per ordine di importanza, Rossana, la presidentessa, per aver creduto in questo progetto ed avermi dato la possibilità di attuarlo.
Un saluto a tutti
Francesca Cilluffo
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